Dopo lo scioglimento di società, partiti e organi di stampa rimase soltanto il clero, riunito nel cosiddetto Concilio dei sacerdoti di San Paolo, a colmare il vuoto venutosi a creare a seguito della repressione e dell’emigrazione di politici e uomini di cultura. Organizzazioni come la Società di Maria divennero il fulcro dell’attività educativa e culturale. Il canto sloveno fu circoscritto ai cori di chiesa, che perciò inserivano nel proprio repertorio anche canti laici. Simili organizzazioni svolsero un ruolo fondamentale per la conservazione della lingua materna (slovena), che veniva anche insegnata nell’ambito delle lezioni di catechismo. Le autorità fasciste erano consapevoli del ruolo rivestito dal clero e proprio per questo vedevano nel suo operato l’ultimo ostacolo alla completa assimilazione della minoranza. Già nel periodo del regime di occupazione diversi sacerdoti locali vennero perciò sostituiti con curati militari e in seguito le autorità locali misero in atto una vera e propria campagna contro singoli ecclesiastici, chiedendone la sostituzione e arrivando anche, dopo il 1930, a perseguirli penalmente. I sacerdoti del Litorale continuarono comunque a sostenere la propria gente anche nel corso della Seconda guerra mondiale, collaborando attivamente con il movimento di liberazione nazionale.
















