LA VITA IN CAMPAGNA

Due furono gli avvenimenti che segnarono la vita in campagna nel dopoguerra: innanzitutto la riforma agraria, che da queste parti ebbe un carattere peculiare (abolizione del colonato e restituzione delle fattorie vendute all’asta durante il fascismo), e in secondo luogo l'introduzione di varie forme di organizzazioni cooperativistiche. Nel novembre del 1945 nacque a Capodistria la cooperativa economica distrettuale, che nei paesi dei dintorni aprì tutta una serie di succursali. Nel giugno del 1947 venne istituita l'unione circondariale delle cooperative, al fine di coordinare l'attività delle neofondate cooperative, che inizialmente si configuravano come cooperative di acquisto e vendita con il compito di distribuire viveri, acquistare il raccolto e vendere ogni articolo commerciale. In seguito, nell'inverno 1947-48, si procedette a una riorganizzazione ad ampio spettro e vennero istituite cooperative agricole autonome in quasi tutti i comitati locali, che negli anni 1951-52 vennero ribattezzate cooperative agricole generali. L'ulteriore sviluppo portò tuttavia alla liquidazione delle cooperative e alla progressiva nascita di fondi agricoli sociali, tanto che tra il 1947 e il 1953 erano ancora in attività le sole cooperative di produzione agricola: nelle campagne, dunque, il cooperativismo non diede i risultati sperati.

Capodistria, 9 febbraio 1947 – la riforma agraria si concluse ufficialmente alla vigilia della firma del trattato di pace con l'Italia. Nell'occasione è stata organizzata una manifestazione solenne durante la quale fu scoperta una lapide commemorativa.
Consegna dei decreti.
Krog presso Sicciole, 1946 – famiglia dei coloni Ernestini.
Puče – soci della Cooperativa agricola di coltivazione Puče-Krkavče durante la mietitura del grano.
Babiči – cooperatori durante la trebbiatura. Sette minuti per riempire un sacco.
Uno dei primi trattori nell'Istria slovena.

Nel distretto di Capodistria prevalevano i piccoli possedimenti terrieri: nella fascia costiera si coltivavano soprattutto le primizie, mentre nell'interno dominava la viticoltura, ma l'Istria slovena era comunque ricca anche di frutta e olive. Quanto al bestiame, a causa della carenza di mangime si allevavano per lo più pecore e capre. Nei primi anni del secondo dopoguerra il grande problema che attanagliava i coltivatori era la mancanza di concime, liquidi antiparassitari e sementi, in quanto le forniture dalla Jugoslavia erano insufficienti, e oltretutto l'introduzione della jugolira aveva reso più difficile anche fare acquisti nella zona A. Tempo dopo si occuparono della risoluzione di simili problematiche l'ente per lo sviluppo economico e l'unione delle cooperative e del commercio di Capodistria.

Puče, dicembre 1949 – tipico focolare istriano.
Pomjan, marzo 1950 – aratura con i buoi istriani »boscarini«.
Merenda.
Lavoro nella vigna.
Lavoro nella vigna.
Lavoro nella vigna.
Puče, 1949 – raccolta delle olive.
Plavia, dicembre del 1952 – nella torcola della famiglia Čok.