La collezione tessile del Museo regionale di Capodistria si compone in prevalenza di merletti lavorati a fuselli, ad ago, a uncinetto, a filet, a macchina oppure con tecnica mista.

 

Merletti a tombolo

La lavorazione a tombolo si sviluppò nella Germania del Cinquecento. Si basa sull’uso di rocchetti lignei detti “fuselli”, originariamente di ossa animali, ma d’avorio nel caso delle facoltose signore borghesi, che consentono di dare forma al motivo desiderato intrecciando tra loro i fili di lino, cotone o seta che si svolgono dai fuselli stessi. Il cuscino di forma ovale che funge da supporto per il merletto veniva tenuto in origine in grembo da parte delle ricamatrici, dopodiché venne fissato a una cornice di supporto e infine deposto in un cestino. Indispensabili per la lavorazione a tombolo sono anche il foglio con il disegno del merletto e gli spilli usati per puntare i passaggi.

Cuscino per merletti, fine del XIX secolo
Cuscino per merletti, fine del XIX secolo

 

Merletti ad ago

Il principio alla base della lavorazione ad ago è la tecnica del ricamo sfilato (o a fili tolti), che consiste per l’appunto nello sfilare un filo dalla tela bordando con punti festone il vuoto venuto a crearsi. È anche possibile estrarre più fili simultaneamente, ottenendo una rete su cui poi si interviene con ago e filo creando schemi e motivi a piacere intramando nel senso della trama e dell’ordito. Anche la versione femminile del costume tradizionale istriano era arricchita da trine ad ago, dapprima sui risvolti delle maniche e poi su tutta la lunghezza delle stesse, laddove sui risvolti delle maniche ricorrevano motivi vegetali o floreali, mentre lungo le maniche comparivano spesso motivi a intreccio ma anche cerchi in serie agganciati tra loro. Nei costumi tradizionali istriani i merletti ad ago erano sempre incorniciati da linee a contrasto di colore nero o bruno, ricamate a punto catenella con fili singoli ma più spesso doppi.

Patta della manica, parte del costume tradizionale femminile, XIX secolo
Patta della manica, parte del costume tradizionale femminile, XIX secolo

Merletti a uncinetto

Nell’area dell’odierna Slovenia i merletti a uncinetto fecero la propria comparsa alla svolta tra Otto e Novecento. Come suggerisce il nome, sono lavorati con l’aiuto dell’uncinetto – un piccolo ferro con un’estremità a uncino – e una serie di fili bianchi o colorati per lo più di cotone. Con i loro tipici pippiolini lungo le bordure e gli ariosi trafori, questi merletti inizialmente erano usati per impreziosire la biancheria da letto e i tessili da cucina in lino, ma in seguito vennero estesi alla biancheria intima e infine anche agli indumenti femminili e maschili, rendendoli delle lavorazioni a uncinetto a sé stanti.

Merletto a uncinetto, pribabilment la produzione delle alieve delle suore Agostiniani, Capodistria, fine del XIX secolo
Merletto a uncinetto, pribabilment la produzione delle alieve delle suore Agostiniani, Capodistria, fine del XIX secolo

Merletti a filet

Sul finire dell’Ottocento acquisirono sempre maggiore popolarità i merletti a filet (nella locale parlata slovena anche necani, dal ted. Netz ‘rete’) quale parte integrante dei manufatti tessili. Il primo passaggio consisteva nel realizzare a mano la rete a maglie quadrate servendosi di un ago speciale (il modano), un filo e un metro. Una volta ultimata, la si montava su un telaio. Con ago e filo si procedeva poi a ricamare la maglia realizzando svariati punti che davano forma ai motivi desiderati. Era un tipo di lavorazione che ricorreva in bordure e finiture, ma veniva usato anche come elemento decorativo nella biancheria da letto, da cucina o da camera.

Merletto a filet, Venezia
Merletto a filet, Venezia

Merletti meccanici

I merletti meccanici si sono affermati gradualmente a partire dall’Ottocento, in parallelo allo sviluppo delle bobinatrici, macchine che consentivano di tessere filati finissimi – come il tulle – da utilizzare come base per merletti a mano libera. Il tulle realizzato con questi macchinari poteva essere di seta, cotone o fibre sintetiche. Negli anni Trenta dell’Ottocento le bobinatrici furono perfezionate con il sistema jacquard, che rese possibile realizzare merletti interamente a macchina.

Fu così che a partire dalla fine dell’Ottocento, e ancor più nel corso del Novecento, merletti e ricami meccanici furono utilizzati sempre più spesso per impreziosire abiti di fattura sartoriale, biancheria e tessili di uso domestico, senza contare che la maggiore disponibilità sul mercato li rese accessibili anche alle masse operaie e contadine e non più appannaggio esclusivo delle fasce benestanti della popolazione.

Copricapo, attaccamento del velo da sposa, fine del XIX o inizio del XX secolo
Copricapo, attaccamento del velo da sposa, fine del XIX o inizio del XX secolo