Dopo la capitolazione dell’Italia, l’insegnamento della lingua slovena nel Litorale sloveno riprese nell’ambito delle cosiddette scuole partigiane, che prendevano forma in vari modi: spontaneamente, laddove gli insegnanti cominciavano a insegnare di propria iniziativa, oppure in forma organizzata nel caso in cui venissero istituite, su disposizione dei Consigli di liberazione nazionale (NOS) per il Litorale sloveno, da parte dei comitati del Fronte di liberazione. Talvolta erano i sacerdoti a prestarsi come insegnanti, quando la presenza delle truppe di occupazione non permetteva di far aprire le scuole.
Venivano organizzati anche corsi serali, frequentati da giovani dai 14 anni in su che avevano ultimato la scuola italiana e potevano così perfezionare il loro sloveno. Il corpo insegnante e il normale svolgimento delle lezioni erano di competenza dei consigli dei genitori. I corsi duravano due anni, ad eccezione dell’Istria slovena in cui gli eventi bellici lo impedirono. Gli insegnanti ricevevano le direttive in materia di pedagogia e metodica dall’ispettore scolastico regionale. Nella maggior parte dei casi le lezioni si svolgevano in case private, essendo le scuole occupate o date alle fiamme dai nazifascisti. Un grande problema era dato dalla penuria di insegnanti, nell’Istria slovena addirittura inesistenti, motivo per cui in questa regione ci si aiutò con la generosa disponibilità delle giovani di paese, anche semplificando notevolmente l’insegnamento. Ovunque si poneva comunque in rilievo il fatto che si dovesse insegnare nello spirito del Fronte di liberazione.
Fu così che nella nostra regione, negli anni 1943-45, risultarono in piena attività ben 164 scuole partigiane.