La sanità partigiana comprendeva un’assistenza sanitaria civile, una interna alle unità partigiane, nonché dei propri ospedali o infermerie e un servizio di veterinaria. La penuria di personale e le difficoltà di approvvigionamento di cibo e materiale sanitario resero ad ogni modo quanto mai necessaria una cooperazione tra sanità civile e militare. Ai fini dell’organizzazione e del normale funzionamento dell’assistenza medica civile venivano nominati appositi responsabili e nell’ambito delle varie unità militari ogni battaglione disponeva di un infermiere, mentre il comando aveva un proprio referente sanitario. Nel settembre del 1944 vennero assegnati degli infermieri anche alle singole unità militari, cosicché nel settore dell’Istria slovena, dei Brkini e di Ilirska Bistrica operavano le seguenti realtà: l’ospedale circondariale BK-1 nei pressi del piccolo abitato di Beka, l’ospedale partigiano “Zalesje” nell’ambito del Distaccamento istriano, un ambulatorio itinerante, l’ospedale d’emergenza del comando bellico istriano, nonché infine il complesso dell’ospedale militare partigiano “Snežnik”, per l’appunto nei boschi dello Snežnik (monte Nevoso).

 

Ivan Matko - Imko, studente di medicina, referente sanitario presso il Comitato circondariale del FL per l’Istria slovena. Organizzò l’ospedale BK–1 dirigendolo fino all’arrivo di Kozak.
Miklavž Kozak, studente di medicina, capo dell’ospedale circondariale BK–1, chiamato anche Ospedale Capodistria. In funzione dal settembre del 1943 nei boschi attorno al paese di Beka.
Dott. Magomed Gadžijev - Miša, capo dell’ospedale partigiano Zalesje. Nativo di una località sul Mar Caspio e fatto prigioniero dai Tedeschi riuscì a scappare durante il tragitto in Italia e si incluse nel Distaccamento istriano.
Blocco dell’ospedale partigiano Snežnik nel quale confluì il personale dell’ospedale partigiano Zalesje.
Agli inizi del 1945 da Ilirska Bistrica iniziò a diffondersi l’epidemia di tifo petecchiale portato dai cetnici e dalle truppe di Nedić.
Agli inizi del 1945 da Ilirska Bistrica iniziò a diffondersi l’epidemia di tifo petecchiale portato dai cetnici e dalle truppe di Nedić.
Agli inizi del 1945 da Ilirska Bistrica iniziò a diffondersi l’epidemia di tifo petecchiale portato dai cetnici e dalle truppe di Nedić.
Dopo il primo settembre del 1944 l’ospedale partigiano Zalesje fu in costante pericolo ragione per cui il comando del Distaccamento istriano organizzò cinque volte il trasporto dei feriti oltre il fiume Pivka nella Notranjska.
Dopo il primo settembre del 1944 l’ospedale partigiano Zalesje fu in costante pericolo ragione per cui il comando del Distaccamento istriano organizzò cinque volte il trasporto dei feriti oltre il fiume Pivka nella Notranjska.
Feriti e malati partigiani erano curati anche da medici civili di fiducia, ed erano poi assistiti dalla gente nelle loro case.