La sanità partigiana comprendeva un’assistenza sanitaria civile, una interna alle unità partigiane, nonché dei propri ospedali o infermerie e un servizio di veterinaria. La penuria di personale e le difficoltà di approvvigionamento di cibo e materiale sanitario resero ad ogni modo quanto mai necessaria una cooperazione tra sanità civile e militare. Ai fini dell’organizzazione e del normale funzionamento dell’assistenza medica civile venivano nominati appositi responsabili e nell’ambito delle varie unità militari ogni battaglione disponeva di un infermiere, mentre il comando aveva un proprio referente sanitario. Nel settembre del 1944 vennero assegnati degli infermieri anche alle singole unità militari, cosicché nel settore dell’Istria slovena, dei Brkini e di Ilirska Bistrica operavano le seguenti realtà: l’ospedale circondariale BK-1 nei pressi del piccolo abitato di Beka, l’ospedale partigiano “Zalesje” nell’ambito del Distaccamento istriano, un ambulatorio itinerante, l’ospedale d’emergenza del comando bellico istriano, nonché infine il complesso dell’ospedale militare partigiano “Snežnik”, per l’appunto nei boschi dello Snežnik (monte Nevoso).